Il lavoro all’interno dei servizi di assistenza e cura si caratterizza per la centralità della persona; non solo quella dell’utente o paziente che per diversi motivi si trova in uno stato di bisogno e difficoltà, ma anche quella dell’operatore e dell’equipe di cui fa parte. La centralità dell’operatore, del suo equilibrio e conseguentemente del suo benessere, passano attraverso uno strumento di contenimento, di formazione continua, di supporto e talvolta di “cura”: la supervisione.
La supervisione, oltre ad essere una forma di “manutenzione” del gruppo degli operatori socio-sanitari, educativi e psichiatrici, è un importante strumento di prevenzione del burn-out e, quindi, di miglioramento della qualità dei servizi.
Uno degli obiettivi della supervisione è il miglioramento della qualità della vita professionale e del benessere dell’operatore. Nel percorso di supervisione vengono definiti e condivisi gli aspetti emotivi che possono logorare il gruppo di lavoro e portare l’equipe a una sorta di impasse, e vengono ricercati nuovi significati che permettano al gruppo di superare la fase proiettiva e approdare a quella identificativa in cui si può riconoscere che vi sono parti simili, comuni, che possono risuonare in modo sintonico per la soddisfazione dei bisogni, sia dell’utente sia degli operatori.
Anche le supervisioni hanno un orientamento psicodinamico; il lavoro con il gruppo ruota intorno all’esplorazione dei diversi aspetti del Sé che non sono completamente consci e delle influenze che questi hanno sulle relazioni con i colleghi e con gli utenti.